Quanto è intelligente l’artificiale

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L’intelligenza è un qualcosa che ancora non tutti siamo concordi nel definirla univocamente, in genere l’intelligenza è quella capacità di risolvere problematiche, sia conosciute che sconosciute.

Noi nasciamo e con il tempo diamo forma alla nostra intelligenza di singoli, studiamo, facciamo scoperte, cresciamo e le nostre esperienze di vita formano la nostra capacità di affrontare le situazioni. Partendo da questo, sulla terra allora possiamo assodare che esistono tantissime creature intelligenti, gli animali fanno branco, si organizzano ed evolvono. Probabilmente l’Homo Sapiens, per chi non lo sapesse, siamo noi, è quello che è riuscito meglio ad utilizzare la sua intelligenza, la sua capacità di adattarsi e fare comunità per essere “superiore” alle altre specie.

La nostra curiosità unita alla nostra intelligenza, ci ha spinti nei secoli a fare scoperte che hanno cambiato radicalmente il mondo (sia nel bene che nel male), questa frenesia ha avuto una accelerazione costante negli ultimi decenni nei quali abbiamo fatto scoperte e ci siamo spinti ad immagine un nuovo futuro che potrebbe portarci a non essere più la sola specie dominante.

Se vi guardate attorno, noterete che nell’ultimo anno, abbiamo sentito parlare molto spesso di Intelligenza Artificiale e altri argomenti connessi, ma davvero abbiamo capito cos’è e come funziona?

Chiariamo, quella che oggi definiamo come Intelligenza Artificiale ha ancora molta strada da fare, è più che altro un’idea di insieme che sta crescendo grazie a diverse tecnologie come Machine Learning, Big Data, Cognitive services (riconoscimento di testi, immagini e voce) e molto altro ancora.

Probabilmente la maggior parte delle persone vede nell’intelligenza artificiale qualcosa di astratto, non ben definito che in qualche modo fa cose. Abbiamo l’IA sul nostro telefono, in alcuni servizi di help desk, e sempre più frequentemente è il nostro assistente virtuale che risponde alle nostre domande (una ricerca su internet, un messaggio in chat, ecc.).

In principio per dire ad un computer come era fatta una macchina dovevamo, attraverso la scrittura di codice, spiegare per filo e per segna tutte le caratteristiche della macchina, il numero di ruote, la forma e le dimensioni, stessa cosa per tutti gli altri automezzi, molto lungo da fare e molto dispendioso in termini di tempo. Con l’evolversi della potenza computazionale si è scelto di scrivere algoritmi di Machine Learning che prendono in pasto le indicazioni di come è fatta un’automobile o un qualsiasi altro oggetto, le salva (Big Data) e le utilizza come riferimento per riconoscerne altri che a sua volta salva e riutilizza. Sì, siamo a questo punto, l’intelligenza artificiale è come un bambino al quale stiamo insegnando tante cose, in molti casi è già in grado di descrivere una foto o identificare oggetti e persone all’interno di filmati ma è sopratutto in grado di correlare migliaia di informazioni per darci un sunto.

Non esiste un’unica IA, ma l’idea che sta alla base di tutte è la medesima, stanno imparando ogni cosa di noi ed elaborano costantemente le informazioni che ricevono per dedurre e estrapolare informazioni. Google utilizza la sua IA per gestire le informazioni che provengono dalle ricerche, dalla pubblicità, dai video di YouTube, stessa cosa fanno Facebook, IBM, Microsoft, Apple e molti gli altri.

Siamo circondati da milioni di informazioni che ogni secondo vengono scambiate e salvate, l’essere umano non è più grado di elaborarle, sono troppe, quindi è stato necessario fare un passo ulteriore e creare un’entità che fosse in grado di leggere e capire questa massa di dati.

Pensiamo che tutte queste IA sono già connesse in rete, sono in grado di scambiasi informazioni e di imparare una dall’altra, per il momento questo ancora non avviene ma è il prossimo passo. Quando nasce un bambino, come abbiamo detto, questo ha bisogno di anni per imparare a camminare, parlare e leggere, per farlo deve essere connesso alla nostra rete sociale (scuola, comunità, ecc.) all’interno della quale gli viene insegnato quello che serve per diventare a sua volta un elemento della rete e possa insegnare ad altri. L’IA fa la stessa cosa ma i suoi tempi di apprendimento, una volta connessa alla rete – Internet in questo caso ma in futuro potrebbe essere altro – sono immensamente più veloci, di fatto ha una sua forma e sostanza, è qualcosa di nuovo. Tranquilli, siamo ancora lontani da Matrix.

Oggi le macchine rilevano i pedoni e si fermano controllano che non andiamo fuori strada, guidano da sole riconoscendo gli altri veicoli, a breve comunicheranno tra loro e saranno in grado di evitare il traffico e gli incidenti cambiando il percorso. Abbiamo Bot che rispondono alle nostre domande e spesso, per le cose più semplici, non ci rendiamo neppure conto che dall’altra parte non c’è una persona in carne ed ossa.

Ma di fatto, cosa gli stiamo insegnando, e soprattutto, gli stiamo insegnando bene? Avrò occasione di farvi alcuni esempi e non tutti “corretti”.

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Roberto Beccari
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Roberto Beccari

Mi chiamo Roberto, da più di 20 anni mi occupo di programmazione e usabilità, inoltre sono un fanatico della tecnologia. In questo blog parlo di quello che faccio, di come lo faccio e descrivo il mio modo di vedere il mondo attorno a me. Se vuoi conoscermi e scambiare idee, la mia mappa è sempre pronta per essere estesa anche alle idee degli altri.

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