La verità è pagata, le bugie sono gratuite

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Essere connessi alla rete, ha accelerato l’informazione ad una velocità che non potevamo immaginare fino a qualche anno fa. Oggi le fonti non sono più solo le agenzie di stampa, ma chiunque abbia un account twitter (e non solo).

Questo ha generato un problema enorme sulla qualità dell’informazione che arriva a noi, infatti, le testate giornalistiche per non perdere utenti e lo scoop, cercano di pubblicare qualsiasi informazione prima dei concorrenti e questo fa sì che la notizia non sia sempre “curata e verificata a dovere”.

Pensiamo a quanto sia davvero difficile produrre contenuti che siano affidabili e aderenti ai fatti in questione. La verità è qualcosa di molto complesso, una notizia ha la necessità di essere verificata prima di essere pubblicata, chi la pubblica dovrebbe verificare le fonti, fare ricerche e poi farla arrivare ai fruitori.

Questo processo porta via tempo e denaro, per questo motivo i siti di informazione chiedono il pagamento di un abbonamento mensile, usano la pubblicità, le affiliazioni e altri strumenti per pagare la qualità di quello che pubblicano.

In molte notizie, soprattutto relative alla politica, la verità ha diverse forme, una notizia può essere comunque vera ma essere espressa in modo che piaccia di più una fazione piuttosto che all’altra ma la verità è comunque quella che ci piaccia o no.

Abbiamo visto, più volte, i governi e le masse scatenarsi contro i Twitter o Facebook di turno, perché i loro utenti pubblicavano notizie non veritiere (fake news), o comunque non corrette, ma per evitare questo, il social network in questione deve investire risorse, che paga, per verificare la notizia e in caso non fosse vera intervenire.

Questo però è il problema di fondo delle notizie ai giorni nostri, comunque vadano le cose, per verificare l’informazione qualcuno deve impegnarsi e fare un controllo sui fatti, anche se poi si preferisce comunque pubblicare tutto, senza validare nulla e magari fare un bel titolo clickbait per fare traffico. Il problema di verifica della fonte sarà di altri, ma se nessuno lo fa, la notizia arriva agli utenti finali che la elaboreranno con i propri parametri, convinti che se è arrivata a loro qualcosa di vero c’è.

Siamo felici di poter cercare su Wikipedia o altri siti simili ma non vogliamo pagare perché questa rimanga libera e vera. Per inciso, esistono anche le enciclopedie online per le notizie non del tutto vere.
Chiedete a Jimmy Wales, uno dei fondatori di Wikipedia, quanto paga per mantenere non solo i servizi ma anche i redattori che verificano costantemente quello che viene pubblicato, grazie anche all’aiuto di bot che verificano notizie e modifiche quasi in tempo reale. Hanno poi volontari che fanno ricerche, ma il tutto non funziona se non c’è chi copre i costi.

Se tiriamo le somme su quanto detto fino ad ora, la verità viene pagata perché ha un costo.

Oggi chiunque da un dispositivo connesso in rete può raccontare la sua verità, può dire ciò che vuole senza preoccupare che sia vero, può arrivare a milioni di persone prima che qualcuno lo possa verificare, può influenzare i più indifesi che non sono in grado di gestire questo flusso continuo di notizie. Aggiungiamo anche che loro stessi diventano attori e promotori della loro visione nella la catena dell’informazione.

E questa è la seconda considerazione, le bugie sono totalmente gratuite, scrivi quello che vuoi senza preoccuparti che sia vero.

Chiediamoci…
È colpa di Twitter se un utente posta una falsa notizia?
Perché ci arrabbiamo con Twitter perché lo ha permesso e non ci rivolgiamo all’autore del post?
Perché non c’è un ente terzo sopra le parti che valida le notizie in rete?

Ma solo con queste tre domande scateniamo una diatriba infinita su chi decide cosa è vero o cosa è falso? La rete è per sua natura democratica, non appartiene a nessuno (in realtà appartiene a tante entità).

Se guardiamo alla situazione di Parler o di altri siti/app sappiamo già che già c’è qualcuno che unilateralmente decide le sorti di altri, ma potremmo non sempre concordare con le sue motivazioni.

Chi controlla il controllore? Siamo in un loop infinito che non ha, almeno al momento, una via d’uscita.

Il gatto di Schrödinger della notizia

Se applichiamo paradosso del gatto di Schrödinger alle notizie, possiamo fare un esempio.

Se dico che sei un ladro, tocca a te dimostrarmi che non lo sei. Ma come puoi provarlo, se non lo sei, non hai gli strumenti per dimostrarlo. A questo punto la notizia può essere sia vera che falsa contemporaneamente, avrai persone che vedranno la verità sulle base della loro elaborazione della notizia.

È un argomento spinoso, per la maggior parte delle persone è difficile elaborare la verità, non si soffermano a verificare, ad informarsi, tutto corre troppo in fretta. Qualcuno dirà se ci si può fidare della notizia, nel frattempo quella è la verità di qualcuno che a sua volta la proporrà come verità ad altri.

Per l’occasione vi posso consigliere un bel libro sulla realtà delle cose, solo con dati e verifiche posso accertare se qualcosa è realmente così come viene ci mostrato…

Copertina del libro: Factfulness. Dieci ragioni per cui non capiamo il mondo. E perché le cose vanno meglio di come pensiamoFactfulness. Dieci ragioni per cui non capiamo il mondo. E perché le cose vanno meglio di come pensiamo.
di Hans Rosling, Ola Rosling, Anna Rosling Rönnlung
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Roberto Beccari
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Roberto Beccari

Mi chiamo Roberto, da più di 20 anni mi occupo di programmazione e usabilità, inoltre sono un fanatico della tecnologia. In questo blog parlo di quello che faccio, di come lo faccio e descrivo il mio modo di vedere il mondo attorno a me. Se vuoi conoscermi e scambiare idee, la mia mappa è sempre pronta per essere estesa anche alle idee degli altri.

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